Anche se non è una novità dell’ultimo minuto, la digitalizzazione degli appalti è ormai alle porte, almeno, come si dice, “sulla carta”. Il panorama che ci si mostra davanti oggi è ancora variegato e le idee molto confuse.
Gli Enti iniziano ad incontrare e a cercare società di servizi, anche ben posizionate sul mercato, specialmente software house, che abbiamo risposte su cosa succederà dal 01 gennaio ma purtroppo, alcune di queste o non hanno ancora ottenuto la certificazione richiesta dalla normativa o non sanno neppure quando l’otterranno seppur hanno presentato istanza a settembre scorso, come predisposto da Agid.
Sorge dunque un dubbio: sicuro che la data del 01 gennaio 2024 come termine per la “rivoluzione del mondo degli appalti” non sia da spostare un po’ più in là?
Questa soluzione permetterebbe, almeno per quegli enti diversi dalle strutture regionali connesse agli Osservatori Regionali (che dal 1 gennaio dovranno fornire agli Enti, come Provincie e Comuni, la possibilità di utilizzare piattaforme di E-Procurement certificate) di adeguarsi alla novità e di affrontare il cambiamento senza neppure troppi dispendi economici perché ricordiamolo forte: un conto è possedere una struttura suite software in house, che magari gestisca l’intero ciclo degli appalti, un conto è utilizzare una piattaforma (esterna) di e-procurement a pagamento.
Sembra però che il cambiamento non si possa arrestare neppure per un momento, ieri difatti è stato attivato e reso accessibile sul sito dell’ANAC il registro piattaforme certificate in cui sono state raccolte le informazioni sulle Piattaforme di fornitura digitale che hanno ottenuto la “Dichiarazione di conformità di piattaforma”, ossia la certificazione dei componenti, dei soggetti titolari, pubblici e privati, dei gestori delle stesse, in base al nuovo Codice degli Appalti.
Dott.ssa Caldarola Giusy